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Biodanza per la salute mentale: uno studio sull’efficacia terapeutica

Biodanza per la salute mentale: uno studio sull’efficacia terapeutica

Dott. Mario Betti
Medico psichiatra, dal 2006 è Responsabile dell’Unità Funzionale di Salute Mentale Adulti presso l’Azienda USL n° 2 di Lucca, Zona-Distretto Valle del Serchio. Da 15 aprile 2009 è Direttore di Schesis – Scuola Umanistico Scientifica per la salute mentale”, istituita dalla Regione Toscana in collaborazione con Cittadinanzattiva – Tribunale per i Diritti del Malato.

Laura Del Conte
Terapista della Riabilitazione e Operatrice titolare didatta di Biodanza. Conduce gruppi a Carrara e Fornaci di Barga. Dal 2000 lavora a progetti di riabilitazione esistenziale nella Salute Mentale e con l'handicap a Massa Carrara, Lucca e provincia - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Presso il Centro di Salute Mentale della Valle del Serchio, nell’Azienda USL 2 di Lucca, a partire dal 2001 sono stati avviati percorsi di Biodanza rivolti a persone con disturbi mentali. Gli incontri, della durata di un’ora, si svolgono con cadenza settimanale. Sono condotti da Laura Del Conte, insegnante titolare e didatta, con il supporto di due educatori professionali del Centro.
In questo modo l’attività di Biodanza è stata orientata al sollievo della sofferenza psichica, recuperando il suo scopo originario. Questa disciplina nasce, infatti, nell’ambito della psichiatria. Nel 1965, Rolando Toro, psicologo e antropologo cileno, prese parte ad un programma sperimentale di umanizzazione della medicina. In quell’occasione, ebbe modo di introdurre e sviluppare una serie di tecniche di danza libera con gli internati dell’Ospedale Psichiatrico di Santiago del Cile. Fu da queste prime esperienze che prese avvio il Sistema Biodanza. Successivamente, questa disciplina ha mostrato la sua efficacia per il benessere psicofisico di tutte le persone e si è diffusa in vari continenti. Essa conserva, però, intatte le sue originarie potenzialità terapeutiche.

Biodanza e salute mentale

Fin dall’inizio, fu evidente che il movimento libero supportato da appropriate musiche suscita modificazioni dello stato mentale, sia nel senso di una regressione, promuovendo cioè stati di abbandono e di trance, sia nel senso di una maggior presenza, promuovendo stati di lucidità e di coscienza intensificata. L’alternanza e la combinazione di queste fasi possono indurre cambiamenti profondi nei vissuti e nei comportamenti.
Le potenzialità terapeutiche della Biodanza sono particolarmente evidenti per i disturbi psichici, dato che vanno ad incidere sulle abilità espressive e relazionali, nonché sulla capacità di gestire l’affettività e le emozioni. La Biodanza consente di stabilire un contatto consapevole con i vissuti emozionali e di acquisire una miglior connessione col corpo e col movimento. Vengono toccati gli aspetti vitali ed affettivi - emozioni, sentimenti, passioni - che sono rimasti a lungo sommersi, per la paura di non essere compresi ed accettati dall’altro.
Il disturbo mentale è essenzialmente una patologia caratterizzata da vissuti di sofferenza interiore e di incomunicabilità che si estrinsecano come difficoltà di aprirsi e di socializzare. Ciò produce una frammentazione interiore e una frattura nei confronti del mondo esterno. Proprio su questi aspetti va ad agire la Biodanza. Obiettivo essenziale è l’integrazione, ossia la ricerca di un’armonia interna (delle parti di sé) e, contemporaneamente, di un contatto intenso con l’altro e con l’universo di cui siamo parte.

Indagine clinica

Da tempo gli effetti terapeutici della Biodanza sono sotto gli occhi di tutti gli operatori. L’entusiasmo e la soddisfazione degli utenti vanno di pari passo con il miglioramento delle loro capacità comunicative e relazionali. Tuttavia questa osservazione empirica non era suffragata da evidenze cliniche.
A partire dal 2007, abbiamo avviato uno studio osservazionale per verificare i risultati di questa pratica sotto il profilo clinico e comportamentale. L’obiettivo era quello di valutare se la Biodanza aggiunge efficacia alla classica presa in carico, incentrata sulle visite ambulatoriali e domiciliari e sulla terapia psicofarmacologica.
Il campione esaminato è costituito da 22 soggetti, 16 femmine e 6 maschi, con età compresa fra 36 e 81 anni (età media 54 anni), affetti da patologie psichiatriche eterogenee, alcune delle quali gravi (tab. 1). Molti utenti erano anziani e in condizioni di grave deterioramento psicofisico. La patologia era cronicizzata e la sintomatologia stabilizzata da alcuni anni.

 CATEGORIA DIAGNOSTICA  N° UTENTI
 Psicosi schizofreniche  6
 Psicosi affettive  5
 Dist. osichici da danno cerebrale organico  5
 Disturbi d’ansia  4
Dipendenza da alcol 2
TOTALE 22

Tab 1 – Categorie diagnostiche (ICD-IX)

Metodologia

Lo strumento utilizzato è stato la HoNOS, un test riconosciuto a livello internazionale per la valutazione dei risultati dei servizi di salute mentale. Ci siamo serviti della versione validata per l’Italia da P. Morosini. Lo strumento si compone di 4 fattori e 18 item ed esplora le seguenti sfere: comportamento, sintomi psicopatologici, aspetti socio-relazionali, gravosità per il Servizio.
Abbiamo messo a confronto le valutazioni effettuate in due momenti successivi, indicati con T-1 e T-2.
- T-1: Inizio dell’attività di Biodanza. Fino a quel momento i soggetti avevano effettuato esclusivamente trattamento psicofarmacologico e mostravano una base line stabilizzata; da oltre un anno non presentavano variazioni significative della sintomatologia.
- T-2: Dopo due anni di attività di Biodanza, in assenza di variazioni significative della posologia degli psicofarmaci.

In questo studio, la Biodanza è valutata come trattamento complementare e non alternativo. L’obiettivo è quello diverificare se la terapia integrata (Biodanza + Psicofarmaci) è più efficace del solo trattamento farmacologico.

Risultati

Al termine dello studio, la maggior parte dei fattori della HoNOS e degli item hanno mostrato un miglioramento statisticamente significativo.
Si evidenzia una riduzione dell’incompetenza personale e sociale; migliora, cioè, la capacità di eseguire le comunicazioni della quotidianità (fattore 1). I sintomi depressivi si riducono in maniera altamente significativa (p = 0,000); sul fattore depressione la Biodanza sembra incidere con particolare evidenza, riattivando le componenti affettive coartate (fattore 2). Anche altri disturbi del comportamento e di tipo psicopatologico si riducono con alta significatività (p = 0,000): propositi autolesivi, abuso di sostanze, problemi somatici, allucinazioni e deliri (fattore 3). Osserviamo, per inciso, che il fattore 4, riguardante le condizioni di vita della famiglia, non mostra incvece variazioni significative, come era logico aspettarsi.

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Si riducono i comportamenti aggressivi, distruttivi ed agitati; la persona acquisisce sicurezza, si sente accettata e non è spinta a difendersi in maniera aggressiva e violenta. I disturbi della memoria, dell’orientamento, della comprensione e del pensiero, mostrano una riduzione ai limiti della significatività; si può supporre che il danno organico cerebrale resti invariato, mentre si riduce la componente legata a fattori emotivi. Si evidenzia una riduzione significativa di altri sintomi psicopatologici quali: disturbi ossessivo-compulsivi, insonnia, ansia e fobie, lamentele ipocondriache, fenomeni isterici. Si riducono le difficoltà di relazione, si registra una più adeguata integrazione nel contesto sociale e migliora la qualità della vita.

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Possiamo concludere che la Biodanza è una pratica efficace per il trattamento di pazienti con disturbi psichici e induce un miglioramento sia sugli aspetti clinici che su quelli comportamentali e relazionali.

 


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