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Rolando Toro: «Gesto e sguardo, i linguaggi silenziosi»

Rolando Toro: «Gesto e sguardo, i linguaggi silenziosi»

di Rolando Toro Araneda
 (dal Bollettino IBF-Biodanza n.1, marzo 2007)

Il dialogo fra due persone non è composto solo da parole. Quando si incontrano gli sguardi, in realtà stanno dialogando due angeli, talvolta è l’angelo dell’amore con l’angelo del desiderio, o l’angelo della bellezza con l’angelo del caos.

Il linguaggio dello sguardo viene da parti molto profonde dell’essere umano e possiede le caratteristiche del mistero, dell’accettazione, della paura o della furia. Se siamo sensibili allo sguardo dell’altro possiamo entrare in empatia o rimanere fuori, rinchiusi nella nostra solitudine.

Quando possiamo “vedere” l’altro, cominciamo ad amarlo. Possiamo chiudere gli occhi per proteggerci o per sentire il momento con più intensità, ma anche per accendere una immagine cara.

Il poema di Litaipo ci comunica questo intimo succedere quando cerchiamo di evocare l’immagine di un essere caro e trattenerla. Gli occhi possono essere gli organi della evocazione:

“Già pascola vicino a di me
L’oscuro bufalo della morte.
Vorrei vederti solo una volta ancora
Perché sotto le mie palpebre
Si accenda la tua immagine “

Il linguaggio silenzioso dello sguardo può condurre all’estasi e in questo scambio di luce soave sparisce il tempo e si entra nel “per sempre”.

Emmanuel Levinas ha descritto lo stato di vincolo essenziale attraverso lo sguardo. Quando due persone si guardano a partire dalla propria sacralità, uniscono il sacro dell’uno con il sacro dell’altro, giungendo all’estasi suprema, la “esperienza epifanica”.

Il linguaggio dello sguardo può comunicare anche desiderio ed erotismo. Non è necessario dichiarare la passione con le parole, lo sguardo esprime l’illusione o la voracità di tenerezza. Così, nel dialogo dello sguardo si genera un elemento allucinatorio, uno spazio condiviso nel quale esistono altri leggi non convenzionali per dire ciò che non si può esprimere con le parole.

Il linguaggio dei gesti ha qualche cosa di arcaico, un insieme evanescente di matrici archetipiche. Il sorriso, per esempio, è il più antico riflesso psicosociale. Appare nel bambino intorno ai tre mesi di vita: i popoli si differenziano per il sorriso, e tante città con abitanti  con visi  di animali tristi nella feroce depressione delle loro anime!

I gesti di approssimazione, l’espressione delle mani, la postura, i livelli di tensione e rilassamento, provocano nell’altro un contagioso stato di all’erta.

Fast ha chiamato “Dialogo psicotonico” i cambi di tensione muscolare che provoca la sola presenza dell’altro. L’azione psicotonica può essere registrata  con un elettromiografo collegato ai dialoganti; la sola presenza dell’altro modifica il tono muscolare, generando diversi stati di tensione o rilassamento.

Il dialogo endocrino è anche un linguaggio silenzioso. Basta un contatto fisico perché si deflagrino diversi livelli di ormoni sessuali. Il dialogo dei baci induce un torrente di follicolina, testosterone e neurotrasmettitori come la noradrenalina e la dopamina. Il bacio non è solo la “unione di due mucose con discreto interscambio di microbi”, come lo ha definito un clinico.

Il dialogo immunologico è anche una realtà scientifica. Evidentemente ci sono persone tossiche che ci fanno male, ci deprimono, ci irritano o ci squalificano; e anche ci sono persone nutritive che elevano il nostro umore, ci danno pace ed entusiasmo. Questi cambi dell’umore hanno il loro riflesso nelle reazioni di difesa immunologica.

Così afferma la frase di Lopez Ibor: “le persone si installano nei nostri organi”. Alcune si alloggiano nel nostro cervello, altre nel cuore, alcune nello stomaco o negli organi sessuali. La presenza di nostri simili non è semplicemente una circostanza esterna, “Siamo parte degli altri”.

I linguaggi silenziosi costituiscono una rete di messaggi psichici e neurochimici di fronte ai quali non restiamo immuni. Per questo è salutare coltivare “la poetica dell’incontro umano”.  La danza in coppia, l’abbraccio e la Biodanza sono forme pratiche di condurre velocemente  a questa “poetica dell’ incontro”.

Prof. Rolando Toro Araneda

 



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