Il progetto Biodanza nella CPA di Via Bissolati a Brescia

Il progetto Biodanza nella CPA di Via Bissolati a Brescia

Illustrato il 26 Marzo 2015 alla CONFERENZA DEI SERVIZI DELLA UOP 23 presso l'Aula Magna Ospedale di Montichiari,

CRA (comunità riabilitativa alta assistenza), CPA ( comunità protetta alta assistenza), CDAP (centro diurno abilitazione psicosociale), SPDC (servizio di pronto soccorso psichiatrico), CPS (centro psicosociale), oltre ad essere sigle di un complesso organigramma, sono anche e soprattutto realtà organizzative e professionali del territorio bresciano che la UOP 23 (Unità operativa di psichiatria, dr. Giuseppe Fazzari) degli Spedali Civili di Brescia ha invitato il 26 Marzo 2015, presso l’aula magna dell’ospedale di Montichiari, per incontrare utenti, famigliari, operatori e associazioni con l’obiettivo di conoscere, confrontarsi, raccogliere idee, sui tanti progetti, servizi e programmi messi in atto nel corso dell’ultimo anno.

“Quando sono arrivata al Cra mi sono detta ecco abbandonata qua: ma poi ho scoperto la solidarietà, la gratuità e la vicinanza.
La solidarietà tra i degenti, la gratuità degli operatori, la vicinanza degli uni verso gli altri.
Allora ho capito che non ero abbandonata ma affidata ad un cammino diverso per ciascuno di noi, ma comune alla ricerca di se stessi.
Il Cra non è fatto solo di terapie mediche, ma di più possono i valori di cui è pervaso, per cui il singolo è al centro di una catena di aiuto. Accettando questo aiuto si esce dal gorgo della solitudine e si entra a far parte integrante di una grande famiglia dove tu sei uno dei tanti anelli.
Il cammino del Cra può essere lungo o breve, ma essenziale alla riscoperta di sé e della propria autonomia.
Per questo dico grazie al Cra, grazie a tutti per non avermi abbandonata, per avermi allungato la mano nel momento del bisogno, per avermi stretto la mano e avermi fatto sentire al centro di molte attenzioni.
Così quando un domani tornerò a casa sarò più forte grazie a questa esperienza che non scorderò.
Grazie Cra per avermi portata fino a qua.”

(questo pensiero è stato scritto e donato a tutti i partecipanti da un’ ospite di una comunità riabilitativa, al termine della Conferenza di Servizi della UOP 23)

Tanti gli interventi ed i progetti presentati: dal progetto “Città della Salute”, al progetto “maratona di New York, al programma FORmenti, al TEC Terapia_elettroconvulsivante ( a cura dell’associazione utenti-Tec), al progetto Biodanza illustrato dagli operatori della CPA di via Bissolati a Brescia (comunità protetta alta assistenza, Dr. Carlo Gozio coordinatore)

Biodanza come pedagogia di cura
E’ importante ricordare la vocazione originaria della Biodanza, nata in ambito psichiatrico, che nel suo sviluppo metodologico quarantennale si divulga in tutto il mondo anche come pedagogia di cura altamente qualificata ed efficace, con spendibilità sociale, clinica, ed educativa. In questi ambiti la Biodanza come metodo è apparsa fin da subito come strumento da applicarsi tanto in situazioni sociali di disagio (persone con handicap, disabilità, disagio psichico) quanto in progetti di prevenzione del disagio stesso e di valorizzazione della persona (progetti di Biodanza nei quartieri e nelle scuole, in collaborazione con le amministrazioni locali). La metodologia di Biodanza, mettendo al centro la risorsa relazione, si rende adatta a configurarsi come una pedagogia sociale di espressione di sé e di relazione con l’altro e come una terapia sociale per l’inclusione della diversità.
“…. Efficaci si rivelano gli interventi di Biodanza con pazienti disabili e psichici: ciò che accade è che la persona, per il tramite del movimento emozionato, recupera il valore di "ciò che è" esattamente "così com'è". Si attiva, ovvero, una valorizzazione della parte sana, e non di quella sofferente, dell'individuo che apporta valore aggiunto alla motivazione esistenziale e può contribuire ad attivare ecofattori di auto guarigione.

Il protocollo di applicazione
Il protocollo di applicazione di Biodanza al CPA di via Bissolati è stato costruito in feed-back con gli operatori della comunità, avendo come perimetro queste caratteristiche:

  • durata del progetto annuale da Ottobre a Giugno con frequenza settimanale (un incontro a cadenza settimanale della durata massima di 1h e 30 min) per un massimo di 35 incontri/anno
  • struttura del progetto in équipe con il personale sanitario (educatore, operatore, professionista)
  • utilizzo dello strumento feed-back (a fine sessione con compilazione di schede per ciascun ospite)
  • equipe semestrale con i coordinatori sanitari della comunità
  • presenza degli operatori sanitari con modalità vivenciale nella sessione di Biodanza
  • co-presenza di almeno due operatori di Biodanza nella sessione (con funzioni di facilitatore del processo e con funzioni di assistente)
  • Operatori di Biodanza: Luisa Eberhard e Gianni De Lucia
  • Operatori Sanitari della CPA: Cinzia Calanni Giammillari e Miriam Lussignoli
  • Coordinatori della CPA: Carlo Gozio e Daniela Slaviero

La Biodanza, una gestalt di musica, movimento, incontro
La Biodanza clinica parte dal presupposto che il disturbo mentale è anche una patologia relazionale, che nasce dalla difficoltà a socializzare, ad aprirsi agli altri, e che produce una frammentazione interiore ed una frattura nei confronti del mondo esterno.
Le slide che seguono sono una panoramica sui numeri più significativi del progetto in termini di: frequenza, numero di ospiti, numero di incontri, numero di operatori coinvolti, numero di ospiti interni/esterni alla CP, numeri che confermano come il progetto Biodanza, nella sua erogazione e progressione ininterrotta a partire dal 2009, ha saputo intercettare un bisogno reale tra gli ospiti del CPA che è il bisogno di incontro, contrapponendolo alla tendenza ad isolarsi nel territorio che va dalla malattia al rimedio farmacologico.
All’inizio di questo percorso (2010) si è verificato un fatto significativo che ha visto alcuni ospiti dimissionari della comunità che avevano trovato casa o altra sistemazione richiedere di poter continuare l’esperienza di Biodanza mantenendo la frequenza nel gruppo. Il nascere di questo bisogno, che non trovava risposta nel regolamento in vigore allora, fu l’occasione per riflettere sulla opportunità che tutti i livelli di riabilitazione e presa in carico o presa in cura ( cioè quelli seguiti solo ambulatorialmente) potessero fare Biodanza se lo desideravano. La proposta fu accolta e si diede inizio alla sperimentazione di gruppi trasversali ai servizi, dove l’utenza poteva scegliere nell'intera gamma delle proposte a sostegno della riabilitazione. Con questa visione di “apertura” la CPA ha saputo e voluto sostenere e valorizzare l’esperienza di coloro che, usciti da situazioni di crisi, diventano incoraggiamento per chi è ancora all’inizio del cammino.
Sulla scia di questa visione la CPA sperimenta l'apertura della comunità alla cittadinanza in una/ due volte l'anno, in occasione della primavera e verso fine anno. Il gruppo di Biodanza e la Cpa aprono casa agli amici: e' una festa, e' accogliere il mondo che a sua volta può mostrare di essere esso stesso accogliente e inclusivo andando oltre la malattia.

L’esperienza di Biodanza la si può definire come una gestalt di musica, di movimento e di incontro con l’obiettivo, in questo ambito clinico, di integrazione (delle parti di sé), di integrazione all’altro e al gruppo, di integrazione con l’ambiente.


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